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giovedì 22 dicembre 2011

Alberi di Natale... strani


Dedicato hai 150 anni dell'unità d'Italia






Piccolo particolare
In tinta con la casa: lilla

sabato 10 dicembre 2011

Il trillo di un allegro campanellino rompe il silenzio dell'inverno. Il Natale è alle porte e con lui una nuova occasione per raccoglierci intorno a una tavola imbandita a trascorrere indimenticabili momenti di allegria e divertimento. Ma Natale non sarebbe Natale senza i classici Disnay: il grande albero coperto di addobbi, i regali infiocchettati, le note di jingle bells, il panettone, la tombola...

Le ristampe di Natale della Disnay

Natale, negli anni è sempre stato per la Disney, come già veniva scritto prima, il periodo giusto per far uscire fascicoli speciali, dvd dalla tematica natalizia. Dalle semplici testate quali possono essere "I Classici Disney" o "Paperino" a volumi più importanti come "Magico Natale" o "Io Topolino", quindi, i lettori che acquistavano i fumetti con Topolino e Paperone venivano affascinati da storie rimaste ormai mitiche nell'immaginario collettivo.
 Si pensi, ad esempio, che nei vari volumi della serie dei cartonatoni Disney sono state ristampate quasi tutte le avventure lunghe di Gottfredson, da Macchia Nera a Re Sorcio, dalla saga di Eta Beta a Li'l Davy, oppure nei volumi dedicati ai paperi i lettori hanno trovato il meglio della produzione di Barks con avventure importanti quali "Il segreto del vecchio castello" o "Il Natale di Paperino sul Monte Orso".
 Le storie natalizie sono state spesso riproposte a ripetizione nei fascicoli di Natale: "Paperino e il cammello natalizio" e "Topolino e la doppia vigilia di Natale" per citare due avventure degli anni 50, o "Zio Paperone e la magica atmosfera di Natale" del 1988, per dire, sono state ristampate sia in testate "normali" (l'ultima, ad esempio è apparsa sia su un Grande Classico che su una Grande Parodia Natalizia che, nel dicembre 2003, sul "Natalisismo") che su volumi speciali ad hoc. La più importante di queste testate è ovviamente "Magico Natale", uscito in edicola come strenna del Natale 1987, e dove venivano ristampate alcune importanti avventure dedicate alla festa di Santa Claus. Apparvero, tra le altre, "Canto di Natale", "Topolino e la doppia vigilia di Natale" (Martina/Bottaro) la prima avventura natalizia corale pubblicata in Italia e "Paperino e il natale natalizio" (Martina/Gatto), terza storia natalizia corale e primo vero banco di prova per l'autore di Venezia.

 

domenica 27 novembre 2011

Miei cari amici,



 quando parlerò come una vecchia  o quel medico  ustionerà il mio addome  rimasto sterile, veramente non vi dimenticherete di me?
 Anche il vostro  viso e il vostro sorriso cambiano conservando il ricordo del sole, è per questo che la mia amicizia  per voi non resterà uguale, ma ogni giorno cresce, è per questo che la felicità della vostra presenza di giorno in giorno diventa più grande e piena di luce.
Il vostro corpo porterà i segni dei vostri figli e dei vostri compagni, i vostri capelli quello del tempo che avrete trascorso tenendovi per mano.
Da quando so che sono contati, i giorni hanno moltiplicato il loro splendore; il movimento enorme delle stelle e delle maree e quello piccolo di un filo d'erba che cresce sono diventati misurabili perché ora il tempo ha un valore.
Uniti, il vostro sguardo ha l'orgoglio di un volo di falchi e la tenerezza del riflesso del sole nell'acqua. La vostra testa si alza sulle spalle con la forza invincibile delle onde e la dolcezza con cui il mare si rompe sulla sabbia nelle più placide delle sere d'estate.
 Il sorriso con cui vi chinate sui vostri figli contiene la luce stessa del sole che scalda la terra. Il sorriso che avete quando i vostri figli si  chinano su di voi ha il mistero della luce della luna che rimbalza lieve tra le nuvole e le onde.
Voi avete la forza di un esercito schierato in battaglia e nulla potrà mai sconfiggervi, neanche la morte, perché neanche di quella voi avrete paura.

venerdì 25 novembre 2011

Piccoli pensieri

Anche quest'anno è arrivato Natale. Anche quest'anno ho fatto l'albero con i vecchi addobbi della mamma. Erano conservati in soffitta in una grande scatola di cartone, così ho pensato di tirarli fuori e di riscoprire i vecchi tempi: quando ero bambina, ricordando i nostri momenti in famiglia, intorno all'albero, guardando le luci in penombra. Che bello il Natale degli anni passati, mi ricorda il post dell'anno scorso che parlava propio di questo. Vorrei che il tempo tornasse indietro, anche solo per un attimo. Anche la tv era diversa: raccontava le favole hai bambini, ma erano fatte anche e soprattutto per i grandi. Ora quei bambini sono cresciuti e hanno nel cuore teneri ricordi. Ora vivono il quotidiano e sperano di ritornare al passato. Che gioia le risate dei bambini. Quelle sane, quelle vere... quelle ingenue. Bisognerebbe vivere ogni giorno di festa per ritrovare almeno una briciola di ciò che vivevamo nei primi anni d'infanzia.



Tu
che
ne dici
SIGNORE se
in questo Natale
faccio un bell’albero
dentro il mio cuore, e ci
attacco, invece dei regali,
i nomi di tutti i miei amici: gli
amici lontani e gli amici vicini, quelli
vecchi e i nuovi, quelli che vedo ogni gior-
no e quelli che vedo di rado, quelli che ricordo
sempre e quelli a volte dimenticati, quelli costanti
e quelli alterni, quelli che, senza volerlo, ho fatto soffrire
e quelli che, senza volerlo, mi hanno fatto soffrire, quelli che
conosco profondamente e quelli che conosco appena, quelli che mi
devono poco e quelli ai quali devo molto, i miei amici semplici ed i miei
amici importanti, i nomi di tutti quanti sono passati nella mia vita.
 

Un albero con radici
molto profonde, perché
i loro nomi non escano
mai dal mio cuore; un
albero dai rami molto
grandi, perché i nuovi
nomi venuti da tutto il
mondo si uniscano ai già
esistenti, un albero con
un’ombra molto gradevole
affinché la nostra amicizia,
sia un momento di riposo
durante le lotte della vita. 

Poesia by poesilandia

domenica 20 novembre 2011

Ciambelline alla Homer Simpson

Siamo quasi al periodo Natalizio, infatti, la prossima settimana arriverà il 22 novembre, giorno di Santa Cecilia: un giorno pieno di carisma per la storia della tradizione cattolica. Si narra da sempre che questo è il periodo più bello dell'anno e che le case si addobbano a festa per l'arrivo del Signore, infatti, cominciano le domeniche di avvento: un tripudio di candele, stelle di Natale, di oro e colori in tinta col Natale, in questo periodo amiamo la frutta secca, i dolci tipici della tradizione regionale, il miele, il tacchino ripieno,... tutte le lecornie adatte per passare un periodo magico guardando le vetrine dei negozi addobbati con Babbi Natali di ogni colore e ogni dimensione, i simpaticissimi angeli che cantano a festa per l'arrivo del Redentore... Il Natale, il periodo più bello dell'anno!
Per l'occasione ho voluto riproporre le "Ciambelline Natalizie", forse nelle foto vedrete dei cambiamenti, ma in realtà la ricetta è la stessa, ho solo reso il loro gusto più invitante glassandole al miele o con la scorza di limone con zucchero semolato, oppure aggiungere un pizzico di cannella.

giovedì 10 novembre 2011

Cupcake: Somewhere Over The Rainbow

Arcobaleni
Mi sono ispirata al film "Mago di Oz", uno dei miei preferiti.
Dedicato solo a "Me", affinchè nel cuore nasca sempre un arco colorato dopo il temporale: l'arcobaleno.
Vorrei trascorrere le difficolta della vita sapendo che dopo un grande ostacolo c'è sempre una speranza da vivere e nuove gioie da esplorare.
Il mio arcobaleno lo voglio tutti i giorni! Così... fantastico! Un sogno da vivere tutte le notti e da viverlo ad occhi aperti in qualsiasi periodo della giornata!


mercoledì 9 novembre 2011

La riserva di sorrisi

A volte sorridiamo, quasi senza accorgercene, all'improvviso, ci sorge sul viso una smorfia di gioia di cui davvero non sapremmo spiegare l'origine o il motivo. Può essere che in quel momento stiamo facendo tutto fuorché qualcosa di veramente allegro, eppure accade. Come quando per strada, alla vista di un bimbo in un passeggino che gioca con la prima cosa che gli capita a tiro e sorride dimenandosi, tutti i passanti sorridono nella sua direzione.
Credo che ognuno di noi abbia una sorta di riserva di sorrisi, che il corpo fatica a trattenere quando sono così tanti da riempirla, perché essi vengono prodotti con continuità e non sempre vengono dispensati con la stessa frequenza. E dunque li lascia andare, quando non ce la fa più, e loro esplodono nei momenti meno opportuni.
Il trucco sta allora nel saper dosare questa energia a trentadue denti, questa eruzione di felicità che sale dalle viscere dell'anima e si sprigiona nel cielo sotto forma di risate, lasciando qua e là tappeti di cenere di coriandoli colorati e riflessi arcobaleno negli occhi di chi ha la fortuna di trovarsi lì in quel preciso momento. Perché un sorriso si condivide, si scambia, si confronta con quello degli altri. Per formare un coro che, per lo più in silenzio, canterà per sempre l'inno della vita, in cui vortica chi si lascia andare ed esprime al massimo la gioia di godere della bellezza che, a conti fatti, è l'unica certezza immortale che abbiamo.

Ora capisco tante cose. Capisco perché, quando sorridi, perdo l'equilibrio, per un istante: è il mondo che si rimette a girare nel verso giusto. Capisco perché, quando sorridi, spariscono le nuvole dal cielo: è il sipario della volta celeste che si apre, col sole che fa capolino per vedere chi gli ha rubato la scena. Capisco perché, quando sorridi, c'è silenzio intorno a te: è la natura che ti osserva in estasi e non vuole essere svegliata.
Quando sorridi, sorrido pure io. Ma questo non riesco ancora a capirlo.

Credo che c'entri qualcosa il concetto di felicità.

sabato 5 novembre 2011

Come il mare

Spero che ognuno abbia il suo piccolo mondo perfetto tutto per lui: c'è chi ce l'ha, c'è chi non l'ha trovato e infine c'è chi lo possiede già e non se ne rende conto, e se vogliamo essere pessimisti c'è anche chi vorrebbe creare il suo piccolo paradiso con qualcuno che in realtà è lontano, cioè impegnato altrove. Dovete lottare per il vostro angolo di gioia fatto di amici amore e persone speciali, perché la felicità spiega le sue ali quando trova un cuore su cui appoggiarsi. Alcune volte arriva da solo, altre volte bisogna cercarlo, ma non fermatevi mai e una volta creato il vostro spazio fate ogni cosa per mantenerlo, lottate costantemente... e non abbiate paura dei fallimenti e delle delusioni perché in amore vince chi ha provato, dovete essere come il mare che infrangendosi contro gli scogli trova sempre il coraggio di provarci ancora e non importa quante volte cadiate e fallirete l'importante è rialzarsi... e vedrete che anche voi troverete il vostro angolo di paradiso perfetto...!

domenica 30 ottobre 2011

Pomeriggio autunnale

Oggi, una bellissima domenica d'autunno, io e mio fratello abbiamo voluto passare diversamente il dopo pranzo facendo una bella passeggiata autunnale. Il cielo rispecchiava i colori classici dell'autunno, e il verde, dove ci siamo immersi, erano intrisi di foglie gialle. La natura ha  sposato questi momenti pieni di calore, il vento tiepido ci accarezzava il viso seguendo i nostri passi fino allo scurirsi, per così regalarci la freschezza della sera.                     
  Durante il nostro tragitto abbiamo intravisto rovi di more: bacche tipiche del luogo, da noi volgarmente chiamate "numeri". Ne abbiamo raccolto una buona manciata, per così gustarli insieme ad un tè al ritorno di questo limpido pomeriggio.

lunedì 24 ottobre 2011

Il senso del gusto

Articolo inserito da redazione accademico del maccherone rosso
In parte è innato, in gran parte si apprende.
di Martino Ragusa
Il gusto, lo sappiamo bene, è uno dei cinque sensi e come gli altri quattro ha una base anatomo-fisiologica. Le percezioni gustative arrivano al cervello partendo da terminazioni nervose poste nel cavo orale, le gemme gustative. Soprattutto sulla lingua, dove sono distribuite in una specifica topografia a seconda della loro specializzazione. I recettori del sapore acido sono posti nella parte più posteriore della lingua, quelli per l’aspro nelle porzioni latero-posteriori, per il salato nelle latero-anteriori, per
gemma gustativail salato sulla punta. Altri recettori sono distribuiti su tutto il cavo oro-faringeo, e cioè palato molle, guance, epiglottide e faringe. Il senso del gusto è coadiuvato dal senso dell’olfatto, per questo motivo le persone che soffrono di anosmia (incapacità di percepire gli odori) perdono gran parte del senso del gusto. Il gusto è anatomia, è fisiologia, ma è anche emozione. La percezione di un buon sapore migliora il tono dell’umore fino a dare una sensazione di intenso benessere, paragonabile perfino a una momentanea felicità. La stessa memoria di un sapore è capace di incidere profondamente sull’umore.Anton Ego
Lo sanno bene gli autori del cartoon Ratatouille, nel quale Anton Ego, temutissimo critico gastronomico, abbandona la sua severità dopo avere assaggiato una ratatouille capace di fargli rivivere il rapporto affettivo che da bambino lo legava a una madre bravissima esecutrice della ratatouille. Anche Marcel Proust ne “dalla parte di Swann” rivive i momenti della sua giovinezza grazie a una madeleine inzuppata nel tè di tiglio.
Se il senso del gusto si trasmette con i geni, il buon-senso del gusto si insegna. Pendendo in prestito un ben noto termine dall’etologia, si può parlare di imprinting gustativo, intentendo con questo l’insieme dei comportamenti alimentari del bambino precocemente appresi dall’adulto e che costituiranno la futura “personalità alimentare” dell’adulto. Prima maestra di buon gusto alimentare, naturalmente, è la madre che inizia a influenzare i comportamenti alimentari del figlio già durante la gravidanza. Nel feto, i recettori del gusto si formano fin dalla dodicesima settimana di gravidanza, questo significa che a partire da questo momento il cavo orofaringeo del feto comincerà a percepire e registrare molecole di sapore che probabilmente riconoscerà nella prima infanzia.
Madonna con bambino e giovanni battista dormiente di Lucas Cranach Ricerche sul tema confermano che da madri che hanno mangiato molta verdura e frutta durante la gestazione nascono bambini meno riluttanti a questi cibi spesso di problematica accettazione. L’imprintig gustativo continua con lo svezzamento, di solito a partire dal sesto mese di vita. In questo periodo i genitori devono variare il più possibile le pappe senza arrendersi al primo rifiuto. Una buona regola suggerisce di riproporre fino a 10 volte la stessa pappa rifiutata lasciando però trascorre qualche giorno tra un tentativo e l’altro.
Completato l’imprinting, inizia la lunga, e per certi versi infinita, fase dell’educazione alimentare. Nel 2008 L'Università di Copenhagen e la Danish Science Communication hanno condotto una ricerca su 8.900 bambini provenienti da tutta la Danimarca. Il risultato è sorprendente e sfata alcuni dannosi pregiudizi sui gusti dei bambini. Non è vero, come si crede, che tutti optano sempre per i sapori dolci quando è possibile.
Richiesti di scegliere fra più bibite, ben il 30% ha preferito quelle non zuccherate. hanburger e patatine
Sfatato anche il conservatorismo alimentare dei bambini. Il 70%, si è dimostrato disponibile a sperimentare nuovi sapori. Anche questi risultati confermano che l’omologazione del gusto è indotta dall’industria alimentare in collusione con la sciatteria dell’educatore/educatrice alimentare che spesso si affida allo junk food (cibo spazzatura) per risparmiare tempo e la fatica del compito educativo.

Tratto da Giornale del cibo

domenica 23 ottobre 2011

A tavola nel 1500

Ieri non riuscivo a prendere sonno, forse perchè avevo dormito abbastanza gran parte della mattinata ed il pomeriggio. Come sono solita in questi casi ho acceso la tv e ho assistito ad una puntata de 'I Tudors'. Bellissima serie televisiva, sono molto attratta dai contenuti storici e la serie rispecchia gli avvenimenti realmente accaduti. Questa premessa l'ho fatta perchè sono rimasta colpita da una scena di  bon ton a tavola, nel 1500: a quei tempi si usava mangiare con le mani, non per maleducazione,ma nessuno aveva inventato le "posate". La scena di re Enrico XIII affonda le mani in un patè d' oca, guarnito nella stessa carcassa, era uso comune a tavola. Vi chiederete: allora quando sono state usate le forchette a tavola? In un epoca così colta e ben raffinata ancora si mangiava come i cavernicoli? Ebbene si. Era propio così. L'introduzione delle posate fu un'invenzione di Leonardo da Vinci, e anche quella del tovagliolo. In quell'epoca usavano pulirsi le mani e la bocca con la propia manica, sporcando così il vestito che si indossava. Non c'è da stupirsi, era di comune uso. E fu lo stesso Leonardo ad inventare il "tovagliolo" che allora, era un pezzo di stoffa quadrato, ma non fu capito. I commensali non sapevano l'uso di quel particolare corredo. Non sapeva che lo si portava alla bocca e lo si poggiava alle ginocchia, così quando tutti erano a tavola, lui lo usava in maniera corretta e faceva in modo che gli altri lo imitassero, ma i commensali fecero tutt'altro: lo usarono come un gioco e si divertirono lanciandoselo addosso.

venerdì 14 ottobre 2011

Oggi è autunno

Sono felice, oggi è autunno. Non solo per rispetto al susseguirsi canonico e climatico previsto dal calendario, ma anche perchè abbiamo passato in questo periodo giornate con temperature estive che stonava terribilmente con le generali aspettative previste. Oggi lo si avverte soprattutto vedendo il cielo e il vento che ti accarezza le guance. Lo si intravede fra le foglie che volano nel mio terrazzo, e che per strada intralciano il passo. I profumi che ha portato la mamma stamattina, al ritorno dal mercato, sono tipici di questa stagione. Oggi a mezzogiorno abbiamo gustato le tipiche castagne arrosto. Il suo aroma evoca ricordi passati. Mio papà, invece, è arrivato con un cesto pieno di funghi e una busta piena zeppa di melecotogne. Così ho cominciato a immergermi nel fantastico mondo della cucina. Ho fatto la marmellata con la frutta e i funghi li ho usati per fare un buon arrosto di benvenuto all'autunno. Amo tanto questa stagione. La natura offre molto con i suoi colori e i suoi sapori. La cucina autunnale è la mia preferita.

Rimedi delle nonne (come narcotizzavano i nipoti)

Le nostre nonne in passato avevano rimedi molto efficaci per far star calmi i propi nipotini. In tempi passati non si usava avere nonne agili, moderne e scattanti, premurose e gentili come al giorno d'oggi, ma tutto il contrario.
Preparavano un decotto a base di papavero chiamata volgarmente "papagna". Facevano bollire in mezzo litro di acqua una testa di papavero priva dei semi e naturalmente più se ne metteva più era efficace. In dosi minime fungeva da calmante, in dosi elevate era un vero e propio sonnifero. Dalle mie parti si dice "Mi ste cala la papagna" quando ci si sta annoiando fortemente di un evento o di fastidiose attese, da questo e dagli effetti provocati viene utilizzata quest'espressione. Scherzosamente ho saputo piccoli aneddoti paesani su questa tisana. Molti mariti vorrebbero dare alle propie mogli questo decotto per calmare i propi umori, e ce ne sono alcuni che nascondono gocce di infuso di papavero nella cena delle povere consorti.
Storie di vita quotidiana vissute fra il rischio e il gioco.

giovedì 13 ottobre 2011

Cos'è il burro chiarificato?

Giorni fa una delle mie ricette parlava del burro chiarificato.
Ma cos'è il burro chiarificato?
Il burro chiarificato è la separazione della parte proteica dalla parte grassa. Non fa parte della tradizione culinaria pugliese, ma si presta bene su alcune specifiche prerparazioni.
Lo si ottiene facendo fondere il burro, filtrandolo poi attraverso un colino rivestito di garza. Si usa per condimenti molto sostanziosi, per la preparazione di creme molto ricche e data la sua alta concentrazione calorica ne consiglio un uso assai parsimonioso.
Altro utilizzo più specifico è usarlo per friggere dolcetti o pesciolini delicati.

mercoledì 12 ottobre 2011

Biscotti e piccola pasticceria

Poche scelte riescono a precipitare nell'incertezza quanto quelle da compiersi davanti ad un vassoio da pasticceria pieno di mignon. Pochi momenti riescono a scatenare quel pensiero formale ("se nessuno lo prende quel cannolo, lo mangerei io...") teso all'educata ma irrinunciabile conquista delle paste preferite.
L'origine dei pasticcini si può rintracciare all'uso presso i conventi medievali di vendere a scopo di beneficenza ai viandanti, durante le fiere o dopo la messa, piccoli bocconi ristoratori, e trova la definitiva consacrazione nel XIV secolo, quando i cuochi di corte presero a farcirli nei modi più fantasiosi.
Non è semplice raggiungere vette sublime nell'arte della pasticceria. Il suo variegato mondo è fatto da pasticceria classica, mignon, biscotti, dolcetti e crostatine che accompagnano qualsiasi momento della giornata, dando il gusto di una pausa dolce davvero irresistibile. La pasticceria secca e i pasticcini farciti con creme e confetture si prestano bene all'abbinamento con il caffè a fine pasto o il cappuccino a colazione, ma anche con il thè e la cioccolata a metà pomeriggio. Regole precise esistono nel caso si voglia abbinare queste delizie a bevande alcoliche (il che fa presupporre che si gustino a fine pasto). Bisogna inanzitutto considerare che questi dolci dovrebbero essere serviti prima del caffè o assieme ad esso, come avviene presso grandi ristoratori che usano servire con la scura bevanda un'alzatina carica di variopinti petit fours. Com'è consuetudine, per ogni specialità si suggerisce un vino, se si opta per un vassoio misto -pasticceria secca e mignon alla frutta e alle creme-, un abbinamente eccellente è un buon Moscato, discreto e versatile; restringendo il campo, alla pasticceria secca e alla frutta si abbinerà un vino poco zuccherino, come un Recioto amabile o un Moscato Rosa, e alle mignon alla crema si associerà una Malvasia o un Vin Santo, che sono più zuccherini. L'universo dei biscotti e della piccola pasticceria è talmente vasta da non esaururesi mai.

giovedì 6 ottobre 2011

Sognare...

Nell'home del mio blog ho condiviso un post dalla bacheca di facebook perchè penso che tutti abbiamo momenti di sconforto nella vita.
Ultimamente mi capita spesso di vivere situazioni spiacevoli, ma so che la vita con il suo fato e opportunità si riscatta, in un certo modo. Non voglio fare la filosofa, ma si è coscienti che non siamo quì sulla Terra e credere che tutto sia scontato. Giorni fa ho conosciuto una ragazza, insieme abbiamo tentato di risolvere un problema. Perchè ignorare le richieste di aiuto? Dante ci insegna che entrando nell'Inferno incontrò gli ignavi, gente che viveva sulla Terra come se fosse una cosa scontata e non s'interessavano degli altri ma solo di loro stessi. Insomma ignoravano il mondo e pensavano solo a proteggere la loro incolumità, per questo non erano degni nemmeno di essere inseriti nei gironi dell'Inferno. Ma perchè comportarsi così? Da un seme di bene fatto può nascere un fiore. Cosa sarebbe successo se ignoravo la richiesta di aiuto di questa ragazza? Per come sono fatta mi rimordevo la coscienza per un pezzo della mia vita. Perchè non adottare questa filosofia? Aiutare il prossimo è dono per se stessi. Cosa t'interessa se quella persona non ti è riconoscente? Tu fallo! Vivere sulla Terra senza scopo, senza gratitudine, senza amore, a che serve? E' bello dare amore e ricevere amore. Forse il mio è un mondo magico, fatato e molti diranno che vivo in un sogno, ma perchè non vivere questo sogno?

domenica 25 settembre 2011

I sapori d'autunno

I sapori d'autunno scaldano l'atmosfera delle cene di stagione. Rispetto alla freschezza dei gusti estivi tornano in tavola ingredienti più sostanziosi e dai gusti decisi. Per l'aperitivo si possono offrire due alternative che introducono al pasto: un'insalatina sfiziosa o un classico piatto di salumi e sott'olii. I primi piatti sono corposi, a base di pasta fresca o cremose zuppe. I secondi di carne o pesce riempiono il palato mentre i dolci concludono con armonia il pasto.

domenica 11 settembre 2011

... la nostra nazione si chiama Italia


L'origine del termine "Italia"andrebbe riferita a Italòi, nome che gli antichi Greci davano a una popolazione della Calabria a sud dell'odierna Catanzaro che adorava il vitello sacro (in latino Vituli da vitulus, vitello). Fondatore di quel popolo sarebbe stato Italo, vissuto, secondo il mito, sedici generazioni prima della guerra di Troia. Fino al V secolo a.C. Italia indicava solo l'attuale Calabria, poi il nome si estese a tutto il Su. Nel III sec. a.C. , dopo le vittorie romane sui Sanniti, il termine Italia raggiunse il fiume Rubicone e con la riforma di Augusto del 27 d.C. fu detta Italia l'area delimitata dai confini attuali.

venerdì 9 settembre 2011

I dolci della cucina contadina

Oggi i dolci sono una presenza quotidiana della nostra dieta, per la prima colazione, meranda, o come snack nel corso della giornata. Ma non è sempre stato così: solo cinquant'anni fa l'unico dolce presente nelle case era la frutta che, essiccata o trasformata in conserva, rappresentava il solo modo per garantire durante i mesi invernali il fabbisogno di vitamine. Un tempo, quando non esistevano i frigoriferi e le moderne tecniche di conservazione dei cibi, nei mesi freddi, l'alimentazione era monotona e ripetitiva, e i frutti più comuni e presenti erano le mele, conservabili a lungo, e i cachi a inizio inverno. Si poneva perciò il problema di conservare la frutta estiva, e in genere quella più deperibile. Da questa esigenza derivò l'uso di essiccare la frutta al momento della sua perfetta maturazione. Ancora oggi la frutta essiccata viene consumata da sportivi come concentrato di zucchero e vitamine facili da portare con sè.
Alcuni frutti essiccati, come per esempio i fichi, farciti con mandorle, al cioccolato, cotti al forno, al profumo di vaniglia con limone, si sono trasformati in dolci specialità. Un esempio affine viene dalla Val Venosta, dove vengono coltivati i peri della varietà Pala, strettamente imparentata con la Sommerapothekerbirne tedesca, la "pera estiva del farmacista", così chiamata perchè ritenuta molto efficace dalla medicina popolare, soprattutto per i problemi di digestione.
Il frutto è dolcissimo, primaticcio, deperisce facilmente e quindi non è commerciabile. Le donne del luogo, in autunno, si occupano della raccolta e della lavorazione di queste pere, che vengono affettate ed essiccate nei forni ancora caldi dopo la cottura del pane. Così nascono le "persecche", ingrediente fondamentale di moltissime ricette dolci della cucina contadina altoatesina.
Coloro che disponevano di zucchero, un bene prezioso e raro in campagna fino a un secolo fa, preparavano con la frutta marmellate e confetture che si sarebbero conservate per tutto l'anno, fino al nuovo raccolto. L'origine del nome "marmellata" risale al termine portoghese marmelo mela cotogna. Nel ricettario De re coquinaria, attribuito ad Apicio (I sec. d.C.), ma risalente al III-IV sec. d.C., è riportato che già i Greci usavano cuocere le mele cotogne con il miele per poterle conservare. Dall'esigenza di conservare la frutta più fragile e deperibile la fantasia popolare, nei secoli, ha generato un mondo infinito di ricette cui si è aggiunta,in anni recenti, la ricerca dei pasticceri e delle industrie conserviere che, potendo disporre di frutti di ogni parte del mondo, li hanno proposti in abbinamento con i prodotti nostrani e con spezie ed erbe aromatiche. Composte di frutta, marmellate, confetture, gelatine, frutta sciroppata, sotto spirito o candita e liquori, da soli o come ingrediente di preparazioni più complesse, occupano un posto importante in pasticceria. Come tanti altri alimenti che troviamo in vendita, non pensiamo di poterli preparare in casa finchè la disponibilità di frutta non ci riporta all'antica esigenza di conservare le eccedenze e di cimentarci nell'impresa della conservazione.
In passato la conserva di frutta era anche una specialità farmaceutica. Nell'Encyclopèdie di Diderot e D'Alembert si rintracciano numerosi esempi su questo tema: la confettura di rosa selvatica "si può dare ai convalescenti come analettico o ricostituente", mentre lo sciroppo di mele cotogne "può essere impiegato come cordiale, stomachico e tonico". In seguito questi "medicamenti" si sarebbero trasformati in alimento voluttuario, passando dalla bottega del farmacista al negozio del confettiere.

giovedì 8 settembre 2011

Sapori di casa nostra

Ogni tanto mi viene in mente, la nonna. Sottolineo che non ho mai avuto un buon rapporto, ma ammetto che, fin da piccola, osservavo quello che faceva e mi affascinava. Notavo che appena entravo in casa sua, soprattutto nelle prime ore del mattino, saranno le mura o le stanze troppo piccole, l'aria emanava sempre un odore di lavanda. Ma quello che mi colpiva era che quando arrivava mezzogiorno la casa si trasformava di altri profumi, cioè, quelli che provenivano dalla cucina. Ricordo che quando arrivava la sera, con la cenere del braciere ancora accesa, metteva in cammino a cuocere in un piccolo tiesto di ceramica, pieno zeppo di olio d'oliva del propio campo. Lo faceva cuocere con la cenere ancora calda, con dei fuochi leggeri che spuntavano qua e là intorno al coccio. Ricordo che con quel l'olio ci faceva il sugo per una settimana. Altre volte preparava il sugo la sera, con la stessa tecnica, e lo faceva cuocere fino al mattino seguente. L'odore era forte, ma gradevole.
Sapori di casa nostra, una cucina che ci fa sentire in famiglia ovunque ci troviamo. Sono ricette che sbocciano dalla memoria e il palato ricorda lontane golosità da ricercare, rinnovare. Ricette paesane di un Italia ancora non contaminata da altri Paesi.
C'era una volta la nonna... c'erano i profumi della sua cucina con i suoi fantastici dolci, con la candida tovaglia che profumava di marsiglia e il suo liquorino dopo pasto fatto in casa.

domenica 4 settembre 2011

Miracoli in cucina

Sbirciando sul sito del mio chef preferito (Palermitano Doc) Marcello Valentino sono rimasta di stucco. Credetemi, i miei occhi si sono fermati a tale incanto, tanto che penso che il mio cuore si sia fermato per un momento. Solo il nome "Couscous di pistacchi caramellati"... quando tento di spiegare tale emozione mi blocco, perchè ho paura che voi non capiate cosa mi sia successo. Sono conquistata dal belvedere e dal matrimonio dei pistacchi con l'anguria e i gelsomini... insomma: tanta amata Sicilia. Un sentimento che mi ha rapito e fatto conoscere nuovi mondi, e penso che per la prima volta uno chef ha creato un miracolo in cucina.
Un piccolo dolce a riprendere fiato dagli affanni giornalieri e calmare il batticuore creato con le amiche che si mescola e si scioglie come cioccolato fondente in bollente burro di cacao. Sorrisi e lacrime sono state presentate come una lunga tavolata imbandita. Prendiamoci il tempo. Cacciamo la fretta da qualche parte. Richiudiamola nell'armadio degli stracci della polvere e prendiamoci tempo. Il tempo per stare zitti ad ascoltare le parole di altri. Incrociare le mani in grembo e far scivolare il tempo in un uomo che ha preparato un dolce così buono tanto da sentire un balzo nel cielo. E tornare in cucina con la voglia di tirare fuori tutto e cercare di imitarlo, quel dolce... ma propio uguale... per sentire lo stesso entusiasmo.
Giorni di delicatezza. Che della delicatezza non se ne ha veramente mai abbastanza.
Scende il sole, e forse è ora di preparare dei piccoli bonbons. Con quel sapore di vaniglia che mi fa precipitare in un mondo lontano. E il croccante, sottile cioccolato da assaporare chiudendo gli occhi. Un bonbon che ti fa volare il cuore al cielo e devi allungare una mano a riprendertelo perchè non si perda.

sabato 3 settembre 2011

Quando non dormi...

Questa notte sono stata sveglia fino a tardi. Chissà cosa mi è successo, ma non prendevo sonno nemmeno ad imbottirmi di melissa. Così sono scesa giù in salotto e speravo che facendo zapping in tv i miei occhi si chiudessero finalmente, ma quando giri e rigiri col telecomando non ci cavi una cicca da quello schermo perchè non fanno programmi interessanti, nemmeno a pagare all'una di notte (tutta roba di morte e sangue che non posso tollerale), ho deciso di spostarmi in cucina e farmi dei spaghetti in bianco con parmigiano...Dopo si che ho preso sonno!

mercoledì 31 agosto 2011

La conservazione: breve storia e metodi principali (2° parte)

Il tempo di sterilizzazione, che è diverso per ogni preparazione e solitamente viene indicato in ricetta, si calcola dal momento in cui inizia l'ebollizione dell'acqua. Dopo aver spento il fuoco i barattoli vanno tenuti nell'acqua fino a completo raffreddamento. Infatti è questo il momento dell'esplulsione dell'aria, cioè il momento in cui si crea l'effetto 'sotto vuoto'. Se tale effetto si è prodotto, noterete che nei barattoli a chiusura ermetica ormai raffreddati, aprendo il coperchio a scatto, l'anello di gomma è perfettamente aderente all'imboccatura. Nei vasi con tappo a vite, invece, l'effetto 'sotto vuoto' sarà evidenziato da un avvallamento al centro del tappo stesso.
Una volta freddi, i vasi sterilizzati si asciugano accuratamente, si muniscono di etichetta con il nome della preparazione e la data dell'imbottigliamento e si ripongono in luogo fresco, asciutto e buio, oltre che lontano da fonti di calore e correnti d'aria. Dureranno per anni. Per i primi tempi, però, è bene controllare lo stato della preparazione: se si vedranno apparire bollicine, o se il liquido sarà diventato torbido, è consigliabile , previa ribollitura, consumare la preparazione subito.
Quando si apre un vaso, anche se perfettamente sterilizzato, è consigliabile consumare il contenuto nel giro di pochi giorni, collocandolo nel frattempo nella parte bassa del frigorifero.
Invasatura a caldo
Prima di versarvi il preparato bollente si scaldano i vasi prescelti. Si riempiono i vasi fino a un cm dal bordo; si tappano rapidamente, si avvolgono in panni di lana e poi si mettono a 'dormire' almeno per 36 ore al riparo dalle correnti d'aria. Questo metodo elimina l'aria residua durante il raffreddamento. Si possono conservare così anche le confettura di frutta, le marmellate non molto dense o le puree di frutta contenenti pochi zuccheri e perciò più gradite a chi preferisce cibi poco zuccherati.
Conservazione sotto spirito
Per la migliore conservazione della frutta sotto spirito occorre sempre utilizzare l'alcol (spirito di vino) ad alta gradazione (90°-95°), perchè, per il fenomeno chiamato osmosi l'acqua di vegetazione contenuta nella frutta viene ceduta all'alcol abbassandone la gradazione. Dopo qualche tempo dall'operazione di invasatura sotto alcol si aggiungerà lo sciroppo di zucchero che varierà a seconda del tipo di frutta da conservare. Questa percentuale sarà indicata volta per volta nelle ricette, perciò basterà seguire attentamente la ricetta prescelta. Prima di gustare tali conserve lasciatele, anzi dimenticatele, un pò nella vostra dispensa. Invecchiando saranno migliori.
Conservazione sott'aceto, sott'olio o in salamoia
Le verdure, che devono essere sempre perfette e al giusto punto di maturazione, vengono prima bollite in acqua salata e aceto, lasciate scolare e asciugare accuratamente e quindi disposte ben pressate nei vasi di conservazione senza romperle, per lasciar il minor posto possibile all'aria. I vasi vengono quindi riempiti con il liquido di conservazione che può essere aceto, olio o salamoia (acqua e sale), a seconda delle ricette. L'aceto dovrà essere bollito a parte e salato; inoltre dovrà essere caldo o freddo, come indicato volta per volta in ricetta. La salamoia viene fatta in genere bollendo del sale in acqua, poi si lascia raffreddare e, quindi, la si versa nei barattoli con le verdure già pronte. Per le proporzioni tra il sale e l'acqua è bene seguire di volta in volta le indicazioni della ricetta. I barattoli preparati dovranno essere controllati dopo qualche giorno, per verificare che il livello del liquido di conservazione superi sempre quello dell'alimento conservato di almeno un centimetro. Se si fosse abbassato basterà aggiungerne un poco. Tale operazione di verifica di livello va fatta con regolarità fino al momento in cui la preparazione avrà smesso di 'bere'. Per quanto riguarda la verifica del gusto, è sempre meglio attendere qualche settimana prima di assaggiare le preparazioni.

martedì 23 agosto 2011

domenica 21 agosto 2011

La conservazione: breve storia e metodi principali (1° parte)

Sono anni che passo vicino ai fuochi a conservare i prodotti che la natura ci regala. Ma non sono la sola.
Fin dai tempi più antichi l'uomo ha cercato di conservare nel tempo le proprietà nutritive e igieniche dei "tesori della natura". Anche il celebre astrologo Nostradamus compilò un trattato sistematico sulle confetture. Già dall'antichità si cercava di conservare i prodotti alimentari il più a lungo possibile, ed ecco perchè fra i tanti reperti archeologici, si trovano frequentemente anfore di terracotta sigillate con pece, bitume o cera contenenti granaglie, datteri, uva passa, olio, vino, birra o meglio quello che rimane di queste sostanze dopo millenni. Tali cibi, perchè resistessero più a lungo, venivano addizionati di spezie e resine aromatiche che ne impedivano la fermentazione e quindi la corruzione. I resti delle navi onorarie che riaffiorano periodicamente dai nostri splendidi mari lo testimoniano ogni giorno, ma solo con il francese Appert fu resa possibile una vera e propia conservazione sotto vetro o sotto banda stagnata. Venne poi perfezionata, per quanto riguarda i contenitori di vetro, dagli inglesi, che avevano già utilizzato maioliche e porcellane.
I metodi di conservazione sono parecchi:
  • metodo Appert;
  • invasatura a caldo;
  • conservazione sotto spirito,
  • conservazione sott'aceto;
  • conservazione sott'olio;
  • conservazione in salamoia.

Solo l'invasatura e la sterilizzazione con il metodo Appert permettono la conservazione "al naturale".

Nel periodo delle grandi colonizzazioni di paesi lontani da parte di grandi potenze come la Spagna, il Portogallo, l'Inghilterra, la Francia, i marinai, sottoposti a viaggi sempre più lunghi e senza la possibilità di rifornirsi di adeguato apporto vitaminico con frutta, verdura e carni fresche, soffrivano spesso e volentieri di una terribile malattia: lo scorbuto. Questa era prodotta da una grave carenza vitaminica, in special modo di vitamina C, e provocava gravissimi stati dolorosi, con attacchi di tipo reumatico che in molti casi portavano alla morte. In parte si riuscì a ovviare a questa carenza di vitamina C introducendo, nella dieta degli equipaggi, i crauti sott'aceto, che furono in pratica la prima verdura conservata (in barilotti di legno) che la storia dell'alimentazione ricordi. Era già un notevole passo avanti, che consentiva di raggiungere risultati importanti almeno per alcune specie di ortaggi destinati a lunghi e avventurosi trasporti. Si continuava però a cercare un metodo che si adattasse, con minimo prezzo, a tutti i tipi di verdura e di frutta senza comportare inconvenienti di altro genere.


mercoledì 17 agosto 2011

Stammi vicino

Forse si scrive di qualsiasi cosa per ritrovarsi. Perchè si ha un animo generoso e si vuole condividere un pensiero, che forse sarà utile a qualche altro che si sentirà sollevato all'idea di non essere solo. Quando come un amico si racconta e ti riconosci in lui, e allora la conversazione si anima e le parole escono come un fiume in piena, e le cose da dire diventano così tante, che una sera intera non bastano per raccontarle tutte.
Non so se leggerete questo scritto, non so se di tanto in tanto passate di qua per scrutare dentro me. E' innegabile che la vita mi ha dimostrato punto per punto e momento per momento quanto ogni mia convinzione e opinione fosse sempre sbagliata, tanto da farmi nascere l'idea che qualcuno seriamente interessato a perseguire il successo, avrebbe potuto semplicemente chiedermi una serie di consigli e poi fare sempre il contrario di quello da me suggerito.
Se si vuol ritornare si ritorna sereni, se si rimane si rimane sereni.
La cosa giusta, penso, sia darsi delle regole, dei ritmi e rispettiamoli, individuare degli obbiettivi e andiamogli incontro, qualunque esso sia. Volete seguire il vostro istinto? Fatelo! Ma non rimanete fermi alternando sonno e anzie...anzie e sonno.
Un tenero bacio a tutti.